BABA ANUJKA: La “strega” di 100 anni che uccise 150 uomini nella serie di crimini più agghiacciante d’Europa
Nel cuore della Serbia rurale, tra le colline del Banato, una figura enigmatica ha terrorizzato generazioni intere. Baba Anujka, la “strega di Vladimirovac”, è stata la serial killer più anziana della storia, responsabile di fino a 150 omicidi.
Arrestata a 90 anni nel 1928, la sua vicenda continua a ossessionare l’Europa nel 2025, con nuove ricerche che ne rivelano l’orrore.

Nata come Ana Drakšin intorno al 1838 in Romania, da una famiglia di allevatori ricchi, Ana si trasferì presto a Vladimirovac, un piccolo villaggio jugoslavo sotto l’Impero Austro-Ungarico. Educata in una scuola privata a Pančevo, parlava cinque lingue e studiò chimica e erboristeria, un’istruzione rara per una donna dell’epoca.
La sua giovinezza fu segnata da un trauma profondo. A 20 anni, sedotta da un ufficiale austriaco, contrasse la sifilide e fu abbandonata. Questo evento la trasformò in una misantropa, spingendola verso l’occulto.
Sposò Đorđe Pištonja nel 1875, un ufficiale in pensione, con cui ebbe due figli, ma la coppia visse in isolamento.
Dopo la morte del marito nel 1888, Ana aprì un laboratorio nella sua casa, fingendosi guaritrice. Offriva pozioni d’amore e rimedi per la salute, guadagnando una reputazione di “baba”, nonna saggia. Le contadine del villaggio la consultavano per problemi coniugali, ignare del pericolo.
La sua arma letale era l’“acqua magica”, una miscela di arsenico e tossine vegetali difficili da rilevare. Chiedeva alle clienti: “Quanto pesa il problema?”, intendendo il peso del marito da avvelenare. Calcolava la dose precisa, garantendo morte entro otto giorni, simulando una malattia naturale.
Tra la fine dell’Ottocento e gli anni ’20, decine di uomini morirono misteriosamente. Mariti giovani e sani soccombevano a “febbri improvvise”, lasciando vedove “libere” di risposarsi. Le clienti pagavano 5.000 dinari, una fortuna, e Anujka forniva istruzioni dettagliate per somministrare il veleno nel cibo o nelle bevande.
Le prime indagini iniziarono negli anni ’90 dell’Ottocento, ma Anujka fu arrestata solo nel 1900 per un omicidio fallito. Rilasciata per mancanza di prove, continuò la sua attività. Nel 1926, il caso Momirov la smascherò: Sima e Sofija Momirov avvelenarono il padre Nikola con la sua pozione.
Nikola agonizzò per giorni, rivelando il complotto a un medico. Questo portò al “Processo Momirov”, che collegò Anujka a omicidi multipli. Arrestata a 90 anni, negò tutto: “Ho solo preparato medicine innocue”. Il processo del 1929 a Vojvodina attirò cronisti da tutta Europa.

Durante l’udienza, Anujka, con i capelli grigi e lo sguardo penetrante, schiaffeggiò una testimone che ammise di aver pagato per la “cura miracolosa”. La corte la condannò a 15 anni come complice in due omicidi, ma le prove suggerivano almeno 50 vittime, forse 150, inclusi mariti, amanti e rivali.
Scontò otto anni in prigione a Požarevac, rilasciata nel 1936 per l’età avanzata. Visse gli ultimi due anni in povertà, morendo il 1º settembre 1938 a 100 anni. Il suo funerale fu modesto, ma la leggenda della “strega del Banato” si diffuse, alimentata da giornali come il New York Times.
Nel 2025, l’interesse per Baba Anujka è riacceso da nuove pubblicazioni. Un articolo su Medium di novembre, “Baba Anujka: la serial killer serba più letale”, analizza diari inediti di testimoni, confermando il ruolo di assistenti come la nuora Ljubica. Ricerche al Museo del Crimine di Belgrado stimano 150 vittime totali.
Podcasts come “Serial Killing” e “Freak Out” hanno dedicato episodi recenti, con dati aggiornati dal 2025. Un episodio di febbraio su Listen Notes esplora la sua chimica: l’arsenico causava sintomi da dissenteria, mascherati come epidemie rurali. L’Università di Novi Sad ha digitalizzato atti processuali, rivelando clienti da tutta la Jugoslavia.
La vicenda di Anujka riflette le disuguaglianze di genere dell’epoca. Molte clienti erano donne oppresse, prigioniere di matrimoni violenti. Anujka offriva “liberazione”, ma a prezzo di sangue. Storici come il professor Milan Petrović notano: “Era una vendicatrice distorta, simbolo di ribellione patriarcale”.
Il villaggio di Vladimirovac, oggi un sito turistico macabro, ospita tour guidati dal 2023. Una targa commemorativa, installata nel 2025, avverte: “Qui visse la nonna che uccise con gentilezza”. Visitatori da Europa e USA affollano la sua casa museo, restaurata con fondi UE.
L’eredità culturale è vasta. Film serbi come “La Strega del Banato” (2024) dramatizzano la sua vita, mentre libri come “Veleno d’Amore” di Rivy Lyon (luglio 2025) esplorano il trauma della sifilide come catalizzatore. Influencer su TikTok ricreano le sue pozioni, con milioni di views.
Esperti forensi moderni, in un rapporto del 2025 dall’Istituto di Tossicologia di Belgrado, confermano l’efficacia della sua formula: arsenico diluito con belladonna e datura, letale ma subdola. Simulazioni al computer mostrano come evitasse autopsie, sfruttando la povertà medica rurale.
Anujka non agiva sola. Suo marito Đorđe forniva ingredienti, la nuora Ljubica mescolava pozioni. Famiglia e villaggio la proteggevano, temendo la sua “magia”. Testimonianze del 1929 descrivono rituali: clienti giuravano segretezza su icone ortodosse.

Il processo Momirov fu uno spettacolo. Anujka, in abito nero, rise delle accuse, definendole “fiabe da contadini”. Giornalisti americani la dipinsero come “nonna Dracula”, amplificando il mito. Coperture su Balkan Academia (novembre 2025) rivelano lettere inedite di clienti pentite.
Dopo il rilascio, Anujka visse da mendicante, rifiutando aiuto. Il nipote la descrisse come “ombra di sé stessa”, ossessionata da rimpianti. La sua morte passò inosservata, ma necrologi ritardati la resero leggenda. Nel 2025, DNA da reliquie conferma la sua ascendenza romena.
Confronti con serial killer moderni, come Aileen Wuornos, evidenziano somiglianze: donne emarginate che usano violenza per empowerment. Un simposio a Belgrado nel ottobre 2025 discute: “Anujka, pioniera del crimine di genere?”. Relatori sottolineano il contesto post-imperiale.
Turismo dark cresce: pacchetti “Passeggiata con la Strega” includono degustazioni di erbe sicure. L’UE finanzia documentari, come “Baba Anujka: 100 Anni di Veleno” (dicembre 2025), con interviste a discendenti. Uno, un chimico, rinnega l’eredità: “È vergogna familiare”.
Social media esplodono: #BabaAnujka ha 500.000 post nel 2025, con meme su “nonne letali”. Podcast “I’m Having an Episode” (febbraio 2025) la paragona a streghe salemite, notando l’ironia: una donna istruita ridotta a mostro folklorico.
Lezioni dal caso persistono. Tossicologi avvertono su arsenico residuo nei suoli banatici, contaminati da miniere. Un rapporto ambientale del 2025 lega pozioni storiche a rischi attuali. Psicologi analizzano il suo profilo: narcisismo da trauma, manipolazione carismatica.
Anujka simboleggia l’oscurità balcanica, tra folklore e crimine. La sua “acqua magica” era veleno letterale e metaforico, avvelenando fiducia comunitaria. Nel 2025, con crimini domestici in aumento, la sua storia avverte: il male si nasconde in volti familiari.
La “strega” di 100 anni rimane enigma. Uccise per profitto, vendetta o follia? Archivi jugoslavi, digitalizzati nel 2025, promettono rivelazioni. Per ora, Vladimirovac sussurra il suo nome, un’eco di 150 anime perse nella nebbia del Banato.